giovedì 18 dicembre 2008
Feuchtigkeit -umidità-
Che belle le librerie sotto Natale. A Londra come a Toronto, a S.Maria di Leuca come a Udine. Mucchi, bancali di volumi, ressa di gente fra le pile e alla cassa.
Ebbene lo confesso, non frequento le librerie. Leggo pochissimo. In genere non compro libri. Ho letto tanto in passato. Oggi mi appassiono con la lettura di etichette alimentari, tabelle nutrizionali, in questo sono informato, sosterrei volentieri a tavola un'interrogazione sulla materia, con qualche barattolo o scatolotto scelto a caso da un commensale stupito.
Non frequento le librerie perchè sto male. Appena varcata la porta mi prende un'ebbrezza. Poi una frenesia. Sopraggiunge l'ansia. Mi tocca tacitare l'impellente urgenza di comprare tutto. E' un'esperienza frustrante, come un coito interrotto sul più bello. Le librerie sono luoghi meravigliosi, paesi dei balocchi. La frequentazione delle librerie è uno dei pochi vizi ai quali riesco a non cedere. Agli altri mi abbandono languidamente come una muchaca argentina al suo tanghèro nel caschè finale di un ballo sensuale. Senza riserve.
Della letteratura sono un fedele non praticante. Mi salva dall'inferno, per l'omissione della pratica, una curiosità fortissima che è un dono di natura (leopardescamente matrigna).
Pochi giorni orsono sono entrato nella bella libreria di un grande centro commerciale. Strenne, balocchi, decorazioni, signore e signori eleganti rendevano l'ambiente molto newyorkese. Chiedo l'informazione che mi serve e poi, dato che oramai ci sono, faccio un giro. Mi sento come un cane randagio affamato a cui si spalancano le porte della cella frigorifera, fra quarti di bue appesi, coratelle, trippe, biancostati. Riconosco molti titoli recensiti, altri mi attirano come i feromoni dell'ape regina soggiogano le operaie. Saltabecco senza criterio da un tavolo all'altro. Non comprerò niente, mi dico.
Poi, in lontananza, scorgo al vertice di una piletta leggermente più bassa delle circostanti, una copertina che si alza come la punta della scarpa di Alì Babà, una iperbole modesta ma significativa, che un acuto osservatore, e io mi ritengo un acuto osservatore, non può non notare. Le copertine con le orecchie, (ci ricordiamo le nostre vecchie care maestre, Gelmini ante litteram ?) vengono ai libri sfogliati frequentemente. Sfogliati, ho detto, e non letti. E quando le orecchie vengono ai libri nuovi significa che hanno attirato parecchi curiosoni.
Il libro in questione, fatti cinque passi mi era chiaro, è "Zone Umide" di Fraulein Charlotte Roche. Ahhh ecco l'nteresse, da dove viene. Avevo già letto alcune cose, tutte positive, mani dei recensori spellate dagli applausi, fanno a gara per sdoganare le visioni endoscopiche, i sieri e le secrezioni dall'antro del proibito e elevarle, finalmente, a espressione artistica, pur di non apparire conservatori o bigotti. Personalmente, quel tipo di scrittura, come metodo, mi piace. Mi piace la descrizione analitica, minuziosa, il protocollo anatomopatologico applicato alla scrittura, il processo descrittivo asettico. E' una piattaforma di lancio formidabile per poter poi colpire in profondità le sensibilità e, a volte, le coscienze. Dico questo, perchè mi interesso di bassa macelleria, e perchè devo secernere un muco che mi protegga dalle porcherie che andrò a dire.
La nostra cara Carosella, lei medesima, aveva intinto la sua elegante penna nel calamaio per parlare di questo libro complicato. Complicato da molti punti di vista, anche pratici, quali la sua collocazione nella libreria di casa sotto il naso dei nostri figli adolescenti. Il mio angolo monotematico, dedicato alle turpitudini, è abbastanza in bella vista affinchè mio figlio ne possa usufruire senza troppi sensi di colpa, che sicuramente proverebbe qualora dovesse ogni volta profanare il nascondiglio di papà per leggere le cose tabù. Così, nella libreria Ikea, a fianco di manuali di pilotaggio e strumenti di volo, assieme, trovano posto l'autobiografia di Rocco Siffredi, Tropico del cancro, L'altro lato del sesso, Sguardi di uomo corpi di donna -fenomenologia del seno nudo-, Indovina chi viene a letto (forse il più importante compendio scientifico divulgativo sulle fantasie sessuali), i fumetti di Milo Manara eccetera.
Leggo le prime tre paginette di "Zone Umide" e poi salto alla settantatrè, sono fatto così. Mi sono fatto un'idea, comunque. Mi piacerebbe leggerlo ma non lo comprerò, manterrò fede ai buoni propositi. Ah che belle le librerie inglesi dove puoi tranquillamente sederti sulle poltroncine messe lì apposta per i clienti. Sfogliare o leggere il tuo libro preferito per tutto il pomeriggio e poi decidere se acquistarlo o meno. Anni fa ad Oxford passavo giornate intere in questi luoghi confortevolissimi e silenziosi, con il mio bel mucchio di libri che avevo setacciato fra migliaia, accomodato in poltrona sotto una luce tenue. Ho passato fra le mani quasi tutti i libri di fotografia, quelli di anatomopatologia forense (per un periodo ho avuto la fissa), le pubblicazioni più impensate e strane.
Ci sono molte cose che mi scandalizzano. Ma per lo più non sono quelle che appartengono al comune senso della morale, intesa nel suo senso rigido e anacronistico. Non mi disturba la pornografia, intesa nell'accezione comune e lasciando da parte semantica e etimologia, anzi mi interessa e la frequento, purchè ci trovi qualcosa di stimolante. Penso che, per la gran parte, le si possano attribuire aggettivi come monotona, ripetitiva, meccanica, anerotica, stereotipata. Ma il mare è magno e occorre saperci navigare dentro. Dal punto di vista del vivere, invece, trovo un tipo di pornografia assai interessante: la pornografia intellettuale e sentimentale. Che può avere attinenza pressochè nulla con la sessualità. Dove voglio arrivare?
Tempo fa ho scritto un raccontino breve. Mi frullava nella testa da tempo e una successione di avvenimenti è stato il pretesto per scrivere in un lungo pomeriggio un paio di paginette. E' stato un esperimento non facile. Mettermi alla prova al limite della mia immaginazione. Scrivere una storia pornografica a trecentosessantagradi, portarmi sul baratro. L'ha letta, la storiella, una sola persona e il feed back non è stato positivo, credo che sia rimasta scioccata, per vari motivi. Non è scritta un gran che bene, in effetti, ma quello che mi interessava era il parallelismo fra, come scrissi, "una pratica sessuale estrema e improbabile e una pratica sentimentale, invece, purtroppo, quella sì, assai probabile". Qual'è la vera pornografia? Cosa urta di più? La storia è dura, durissima. La terminologia pure.Può evocare fantasmi, provocare repulsione, eccitazione ma, alla fine, ci sarà la possibilità di raggiungere l'hard core, nel senso di nocciolo della questione passando per il bancone del macellaio? O bisogna per forza rispettare l'etica di buoni-buonini-cattivini sentimenti? L'esperimento mi sembrava fallito e pertanto abbandonato.
Ora esce questa ragazzotta tedesca che sulle sue secrezioni corporee e sulle sue emorroidi costruisce un best seller, vende una montagna di copie, fa parlare di se -complessivamente molto bene- e dal suo sedere i lettori raggiungono l'hard core, il nocciolo della questione narrativa e filologica . Bene benissimo.
Detto che non sono un esibizionista (cioè solo per quel quid che accomuna i bloggers). Detto che nè mi posso o voglio paragonare con la Signorina Roche sul piano artistico. Detto che sono un cialtrone. Detto che provo vergogna (eh sì, da piccolo ho fatto il chierichetto). Però qui si prova che il mio esperimento non era del tutto sbagliato, mi sembra. Vorrei una conferma.
Io vorrei postare quel raccontino. Ma lo farò solo se la maggioranza di quei quattro gatti che leggono il blog (e sono proprio quattro di numero) me lo consentiranno. E mi daranno gentilmente un cenno esplicito. Eppoi un commento che non siano le solite espressioni monosillabiche (e che per quello non pubblico). Il contenuto non è adatto ai minori e, per questo, se lo posto, resterà in evidenza solo per alcuni giorni affinchè possa essere letto e poi rimosso.
Non mi sono mai posto in maniera interattiva sul blog, non ho mai chiesto interazioni. Lo faccio questa volta e potrebbe essere l'ultima (non è una minaccia).
Buon Natale a tutti,
Jamiro
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