Ci sono state situazioni, a ridosso di momenti difficili, quando certe decisioni si impongono e non c'è compromesso possibile, nelle quali, cinicamente, ci si chiedesse quale fosse l'opzione migliore.
Cinicamente, e con scaramanzia, eravamo concordi che sarebbe stato meglio essere protagonisti di un brutto processo, piuttosto che di un bel funerale. Sono quelle circostanze che la maggior parte delle persone, fortunatamente, non dovrà vivere. Sono circostanze che capitano se fai certi lavori. E' uno sporco lavoro e qualcuno dovrà pur farlo. E giù le maschere dell'ipocrisia, prego. E via i perbenismi, i moralismi. I voli pindarci dei pensieri utopici disancorati dalla realtà. Gli ingenui pacifismi. I viziosi intellettualismi. Aderire al terreno, bisogna. Confrontarsi con la realtà delle cose. Pragmaticamente. In buona fede, contando sui propri princìpi.
C'è gente che pontifica e arieggia il cavo orale, al primo piano, nel salotto elegante, disquisendo e filosofando di morale e del tessuto della tapezzeria, facendo finta di ignorare che altri, silenziosamente, in cantina, spalano merda dalla fossa settica. Per il bene, ignorato, di tutti gli inquilini del condominio. I quali credono che la democrazia sia un bene dovuto, un diritto automatico. Non è proprio così. Siate coscienti, critici con voi stessi, prima di permettervi di puntare un dito. Non avete il dono del diritto di essere moralmente superiori.
Così, caro Stefano, oggi siamo stati al tuo bel funerale.
Avresti potuto lasciare la pelle in altre situazioni, in altri luoghi. Invece te ne sei andato in silenzio, di notte, nel tuo letto. La tua compagna ti ha scrollato ben bene la mattina, per non farti fare tardi al lavoro. Penso che non volesse credere che non c'eri, improvvisamente, più.
La tua compagna che si trova un bel siluro a due centimetri dal culo. Adesso che sei morto, e che la legittima è, per legge, la tua ex moglie. Alla quale pur volevi bene, penso. La quale godrà tutti i benefici. E se sarà magnanima, se si metterà una mano sul cuore, lascierà alla tua compagna almeno il diritto di continuare a vivere nella vostra casa. Altrimenti essa avrà perso, assieme al tuo amore, semplicemente tutto. E si troverà per strada. Son cose di donne, mi viene da dire. Eh già, mi spiace, ai maschi difficilmente succedono queste assurdità.
Caro Stefano, abbiamo litigato spesso. Senza mai portare un rancore. Sempre sapendo, sotto i baffi, di parlare la stessa lingua, di essere fatti della stessa pasta. Di rispettarci. Di capirci con uno sguardo.
Abbiamo lavorato a contatto per molti anni, sapendo di essere sempre parte della soluzione di un problema, godendo della fiducia che altri non avevano, permettendoci sempre di poter dire una parola in più, senza peli sulla lingua. E questo ci ha reso scomodi, difficili. Rispettati.
Le due lunghe file di nastrini sulle nostre uniformi raccontano una storia. Ne siamo orgogliosi.
Dal kosovo al Medio Oriente, le nostre mani, sulle reciproche spalle, per un arrivederci.
La base chiude trenta minuti dopo il decollo, Stefano, come sempre. Questa volta per te.
Ciao ragazzo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento