lunedì 25 agosto 2008
svendita patrimoniale e sentimentale (love doesn't match)
domenica 17 agosto 2008
La ragazza dei conigli
Conosco una ragazza che lavora in un circo.
Nel suo motorhome ci sono drappi hippy, arancio psichidelico, geometrie rotonde di tendine ai finestrini.
Quando non lavora indossa lunghe gonne gitane e camicie di cotone bianco dalla trama fitta, con i pizzi di S.Gallo alle maniche e al colletto.
Camicie della sua amata nonna che non è mai uscita di casa se non per le feste comandate, ma che se avesse potuto, avrebbe anche lei voluto andare via con un circo di passaggio, sposare un domatore armeno di cavalli arabi, farci spesso l'amore, diventare lei stessa domatrice di qualche fiera esotica.
Artisti di circo non si diventa.
Nè viaggiatori del mondo.
Interpreti di nervature di foglia, di ossa di pollo, di fondi di caffè, nemmeno.
Melomani irrequieti, spaventati, stupiti, estasiati dai suoni e dai silenzi della natura e delle persone, non si diventa.
Si è.
Talvolta immoti nel perimetro di una poltrona rivestita di ruvido tessuto, nell'angolo in penombra, con le punte appena, delle pantofole di feltro, illuminate dalla luce che disegna la prospettiva della porta finestra sul pavimento di legno.
Di una stanza al terzo piano. Dentro una vita all’ultima fermata d’ascensore.
Esploratori dell'entropia cosmica, della giungla lussureggiante, misteriosa e pericolosa delle proprie menti. Ci si nasce.
Emilio Salgari ha scritto un'ottantina di romanzi d'avventura, ambientati nei più disparati angoli del mondo, dal Mar dei Sargassi alla Malesia, fino alle rocce rosse e ai deserti dell'Arizona e della California. Ma non si è mai mosso da casa sua a Verona.
Conosco una ragazza che lavora in un circo.
Nel suo motorhome ci sono un certo numero di conigli bianchi che saltano da un mobiletto all'altro, al letto.
Talvolta, se qualcuno la va a trovare, loro abbassano le lunghe orecchie e si mettono immobili, a gruppi di tre, fra le gambe del tavolo e la cassapanca dei costumi.
Possiede alcuni cassetti degli oggetti strani, dove conserva le medaglie vinte sui pattini da ragazzina campionessa, strisce di pellicola impressionata, vibrisse di un vecchio gatto, tappi di penne che non scrivono più, legnetti del pesco e acini di uva americana seccata del giardino dei nonni paterni, penna d'ala d'oca finita mangiata, scatolina di puntine da disegno, scatolina di semi di mela, di pera e d'anguria, scatolina vuota di mangime per pesci da odorare ogni tanto, pezzo di gesso della lavagna rubato in seconda elementare, ritaglio di calendario delle prime mestruazioni, calendario di un anno in cui c'erano soltanto i giovedì. Foglie secche, pietre, perline, bottoni, agendine, bigliettini, pensierini. Lettere. Oggetti dei batticuori.
Conosco una ragazza che lavora in un circo.
A lei piace far finta di essere stata rapita, bambina, da questa eterogenea banda girovaga, strappata ai lussi della sua casa ordinata, alle perlustrazioni nel campo di grano dietro al giardino, al marmo freddo sotto al sedere dei gradini della scala sopra ai ciliegi, al pane e zucchero condiviso con la gallina ingorda, e alle gocce di acqua d'anguria rossa che colavano dalle ginocchia ossute, lungo gli esili stinchi, sui calzini bianchi, nei sandalini di vernice.
A lei piacciono la spensierata inconsapevolezza dei suoi conigli, le lusinghe della Regina di Cuori e del Fante di Spade, le promesse della gente del circo di arrivare, un bel giorno, a Karthoum, erigere campo e tendone ai margini della città. Vedere le donne colore dell'ebano, dalla pelle compatta e senza imperfezioni, figure longilinee ed esili come ombre stirate, scure, nell’orizzonte d’ocra.
Naturalmente lei volteggia al trapezio, altalena dei grandi, dove si sale con la fantasia dei bimbi, dove i movimenti sono calibrati , una pozione di estro, allenamento costante, concentrazione e cuore.
Dove il volo, seppur breve, fra una sbarra e l'altra, è perfetto come quello di un uccello.
Le piace che la guardino, che ammirino la sua leggerezza, le serve compiacere la vista degli spettatori che per quegli attimi volano con lei. Senza invidiarla nè toccarla.
Conosco una ragazza che non conosco.
Conosco certi fiori del giardino dei suoi pensieri, gli oroscopi che trae nelle sere di vento, mare, odore mite di noce moscata.
E' un paradosso sfruttato con frequenza, al cinema, in letteratura.
In certi momenti mi pare di conoscerla talmente bene da non sentire più il bisogno di conoscerla.
D'altro canto, paradosso speculare e rovesciato, vero dolore è quello provocato dal non conoscere una persona che si conosce.
Per esempio una madre che non conosce il figlio che conosce. O una moglie. Che non conosce il marito che conosce.
Che c'è di peggio? C'è da sperare, nel caso, che si abbia l'opportunità di continuare a non conoscere chi si conosce.
A scanso di brutte sorprese.
Conosco una ragazza che non conosco. Ne conosco gli umori e le fantasie.
Ne conosco le debolezze e le contraddizioni. L'arroganza e l'imperio. Ne conosco la generosità e la dolcezza che scorre come un ruscello carsico, sotto uno strato di roccia calcarea .
Quanti fra quelli la conoscono almeno quanto me?
In quanti, dietro falsi sorrisi e ipocriti complimenti la detestano? Non lo so.
E' fragile come ogni donna cui è demandato il dovere di essere forte. Sarai Regina. Che tu lo sia. Di te stessa.
Lei punta alla meta, severa e austera come un Gesuita, dalla fede non negoziabile. Fede di sentimento e di morale.
Architettura di un'esistenza. Che non gli tocchi mai di cadere, sotto l'assedio costante, come successe alle mura di Gerico.
A quanto ho capito, si fa consigliare dalla donna barbuta, che chiama zia ed ha sempre una buona parola e un conforto per lei, nei momenti difficili.
Quando ha paura si fa ritrosa, sfila lungo la linea ideale della recinzione con il collo fra spalle e scapole, come un felino di cui è, sguardo e diffidenza, imparentata.
Gli vogliono sinceramente bene in tanti, ma è dai clown,con le lacrime e i sorrisi dipinti che si deve guardare.
A quanto ne so lavora in un circo, felice della sua casa su ruote, con gli accostamenti hippy, con i suoi conigli bianchi che le tengono compagnia, con i suoi libri e i suoi cassetti delle cose strane.
Viaggia di notte, il carrozzone, che ad ogni mattino, aperta la porta, un nuovo scorcio di mondo possa illuminarne il viso.
Le piace sentire l’odore fresco di sapone del bucato steso ad asciugare, il rumore della pioggia che batte sui finestrini, il tepore delle lacrime calde che sciolgono un nodo e portano via una tristezza o una malinconia.
Come lo scorrere della striscia bianca sull’asfalto porta via da un luogo per una nuova dolce nostalgia.
E che il senso del viaggiare, si sà, sta nel viaggio. Mica nella meta.
Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch’essi amo la quiete,la gran quiete marina,
ma il mio destino è vivere
balenando in burrasca.
(Vincenzo Cardarelli)
martedì 12 agosto 2008
Provo a entrare in paradiso (prima che chiudano la porta)
piano pianino...senza fretta..e con le cuffie...più volte.
Chi è immune a questo sortilegio, beh peggio per lui, è una sorta di anorgasmia cerebrale.
Caramelle da Una Sconosciuta (The Fisherman's Friend)
Le cose andarono più o meno così.
Piena estate vacua e mi piacerebbe poter dire remota.
Estate bizzarra di consistenti cambiamenti climatici.
Dai 49° del Golfo Persico ai 4° delle Dolomiti orientali.
Estate fredda e piovosa, di scrosci, cumulonembi a groppi e venti gelidi da nord.
Per un pò anche bora triestina, chiara.
Estate difficile da sopportare da soli.Improvvisamente e (quasi) inaspettatamente da soli. Estate di grande melanconia.
Decido di gridare il mio dolore sul Web piuttosto che alla luna che mi guarda con espressione beota e non mi commisera neanche un pochino.
Il Quinto Canto dell'Inferno mi sta a pennello, sono proprio io. Mi sento una Drag Queen ma molto meno sguaiata. Avrei voluto una maschera di Diabolik.
Fra le 23.00 e mezzanotte, buco nero al centro del lettone, sfrutto la poca energia rimasta per ricaricare con l'home banking la mia carta di credito revolving.
Iscrizione immediata e a pagamento per tre mesi ad un notissimo portale per cuori solitari. Eccomi, ci sono. Adottatemi a distanza. Aiuto.
Spoiling delle ventenni e delle cinquantenni, rimangono in ballo le trentacinque-quarantacinquenni. Limito l'area geografica al minimissimo.
Non pongo invece limiti morfologici. Ancora un esercito di amazzoni, Dame di S.Vincenzo, spigolatrici, nubili e ex è là che attende qualcosa.
Il nik è un ottimo buco della serratura per spiare e farsi un'idea. Fra Fiorellini di Campo, Micie Fru Frù, Speranze Intatte, Belle e Monelle, Arie Limpide, Dolci e Cremose, Tenere e Lunatiche, Anto71, Mary64, Gigia70, Occhi di Giada226 (nik inflazionatissimo) e Scorpioncini Amorosi, mi viene da piangere, ma non per i loro nomi assurdi. Sono io che barcollo e tracollo.
Leggo un pacco di annunci, guardo altrettante fotine sorridenti o tristi o buffe. Non so decidermi, è l'effetto mega store di calzature, ce n'è troppe per poter operare una scelta ragionata. Meglio il negozietto all'angolo: 3 paia e lì si che scegli bene. Ci sono delle fiche da copertina glamour (ma che ci fanno qua?), scartate per direttissima e senza appello. Non avranno me fra le schiere di gatti randagi che gli corrono appresso. Ci sono anche delle cozze senza speranza ahiloro. Decido di non decidere, al momento. Mi serve una persona per parlare. E dato l'argomento questi deve essere esente da pippo e palline.
Scrivo tre o quattro mails che sono una il proseguio dell'altra ma che funzionano anche per conto loro, come gli episodi di Sex and the City. Le destinatarie, data l'ora, dormono. Ignare.
Ognuna delle persone con cui sono venuto in contatto merita una carezza affettuosa.
Per la dolcezza e la pazienza con la quale mi hanno ascoltato. Per aver aperto a me una finestra nel giardino della loro vita, dei loro segreti, dei loro amori.
Dei loro dolori. Dei loro disincanti. Della loro voglia di vivere.
Alcune di queste donne le ho incontrate. Altre no.
Qui voglio raccontare il più prosaico e bizzarro degli incontri che ho fatto mer mezzo di Internet e che mi ha fatto riflettere, sorridere. E mi ha fatto sentire un bel mona, infine.
Dunque, lei, nik da frutti di bosco e wilderness, poco più che quarantenne, risponde poche righe gentili a una mia mail delirante. Credo di avergli scritto a causa del suo annuncio simpatico e ironico che concludeva circa con "...e coloro che intendono pucciare il biscottino, sappiano che la caffetteria è chiusa". Ipse dixit.
Scambio a stretto giro di posta di alcune mail, una serata anche in chat.
Ma io la chat non la sopporto perchè assorbe troppa attenzione a pigiare in fretta sulla tastiera, mi sento un criceto sulla ruota, sempre lì ad inseguire un argomento sul quale un interlocutore è in perenne anticipo e l'altro in affanno che non ce la fa a tenere il ritmo e rincorre a tre battute di distanza. Impossibile approfondire.
Sul frame violetto-lillà compare il suo numero di telefono. Peraltro non richiesto.
Argomenti futili e ironia, la ragazza è molto sveglia, ha la battuta facile e la lingua tagliente, per nulla scontrosa, per nulla ritrosa, matura si direbbe. Naturalmente anche lei figlia delle pene del cuore, ca va sans dir.
Abita sul lungomare del nord est, città strafrequentata da vacanzieri estivi. Ma piove a scassafottere, le strade sono ben allagate, ed io sento quasi solo lo sciabordìo dei miei pensieri che fanno schiuma di cavalloni, di mare verde salvia e cielo nero e melanzana. Nella mia testa. Sto male.
Mi invita da lei. Ad un'ora abbondante d'auto.
Un pò di trattativa e ci accordiamo per un pomeriggio.
Per conoscersi, chiacchierare, passare una serata. Ho pensato che male non mi avrebbe fatto, anzi, era quello che volevo, no?
Indosso jeans, i miei adorati stivali di cuoio da cow boy, una camicia e parto. Con l'innocenza di una giovenca che sale sul camion del mattatoio convinta di andare ad un pic-nic.
Mi fermo al bar dalla Lucia, donna piccola e così energica, sbrigativa e buona consigliera, ho voglia di un caffè prima del viaggio.
La Lucy cara, mi mette una dose generosissima di splendida schiuma nel caffè per rinfrancarmi, dato che è al corrente delle mie disgrazie sentimentali, e quando sto per bere mi arriva un messaggino.
Toc toc. Chi è? E' Miss frutti di bosco natura selvaggia.
"Non serve nemmeno dirlo..portati un cambio di biancheria! (...)". Giuro che non capisco. Non capisco così nettamente che mi sento in dovere di chiamare e chiedere lumi sull'intendimento.
"Ma va, cretinetto! Cos'hai capito..è che con questa pioggia se andiamo da qualche parte e ti inzuppi hai almeno da cambiarti!"."Aah, ecco, sì, capito".
Qualcosa mi sfugge.
Ma anche se tornare indietro a prendere maglietta e mutande mi sarebbe costato solo cinque minuti, non lo faccio. Non vedo motivazioni adeguate e sufficienti a supporto.
Lei è una panterona con occhi da panterona, qualche chiletto fuori forma e un petto strepitoso. Esagerato. Sesta piena, mi dirà poi. Gentile e cordiale, vive sola. Senza un gatto.
Grande chiacchierata, svisceriamo ognuno le proprie peripezie sentimentali, scopriamo di conoscere gente in comune, mi fa vedere i lavori che sta facendo a casa e poi andiamo a mangiare la pizza. Tutto regolare, tutto a posto. Mi tranquillizzo e, in fin dei conti, sto bene. Non mi viene in mente altro.
Lei sbrana la pizza che ha ordinato al tavolino all'aperto protetto da tettoia, indossiamo i giubbotti perchè il clima è davvero ingrato. La pizzeria è semivuota, nonostante la stagione.
Io mangio poco perchè il mio stomaco è strizzato da un periodo. Beviamo anche un paio di limoncelli.
La pizzeria è a due passi da casa sua, percui per il caffè decide di invitarmi su, che quello del bar le da disturbi. Bene. Nel frattempo saranno state le 22.00.
Quando ha tirato fuori dallo stipetto del bagno un mazzo di spazzolini da denti, rigorosamente nuovi e confezionati, per farmi scegliere, mi è venuto qualche dubbio.
Ma non avevo fatto nemmeno tanta resistenza al suo invito a rimanere a dormire là. Sembrava tutto pacifico. Nessuno aveva manifestato interesse evidente per l'altro.
Poi, dopo il caffè e le chiacchiere che si prolungavano e ancora un paio di bicchierini si era fatto davvero tardi. C'era un tempo davvero di cacca. Lo 0.5 x1000 di alcool l'avevo superato senza dubbio alcuno.
Va bene, resto. Grazie.
Ama il jazz. Jazz ordinato non il free. Mette su un cd a volume basso basso.
Nel mini, sul divanetto non potrebbe dormire nemmeno un reduce da crociera Tunisi-Lampedusa in barcone. Inauguro lo spazzolino da denti nuovo di zecca, mi metto in mutande e maglietta e m'infilo nel lettone, dal mio lato. Lei dopo un pò appare dal bagno sulla porta di camera in camicia da notte di cotone. Scioglie la coda di cavallo. Scena surreale. Ma non è una scena di Casa Vianello. Penso che vorrei avere una Gazzetta dello Sport da leggere (mai letta in vita mia) e per lei un romanzo di Cavalieri e Draghi.
Si sdraia sul letto e le sue tette ondeggiano perigliosamente. Ha ancora voglia di chiacchierare.
E il tempo passa piano piano. E si fa tardi nella notte.
Pian piano sposta il discorso sull'erotico-ironico. E' divertente a tratti. Mi racconta del figlio di una sua amica che ha un locale e si scopa le turiste. Durante il giorno le rimorchia. Alla chiusura del locale le porta al piano di sotto e lo fanno sul biliardo. Gli altri dipendenti osservano la scena dal circuito chiuso di sorveglianza. Lo spettacolo pare che vada in scena con assiduità. Lei ride e mi dice "varda 'ste quarantenni di adesso, ci sono di quelle troie in giro!". Glisso. Poi mi racconta di un amico gay che ha insegnato a lei e ad alcune amiche l'ebbrezza frizzante del sesso orale eseguito sul partner tenendo in bocca una caramella Fisherman's Friend. Una esperienza da provare a tutti i costi. Io sono incredulo e anche un pò preoccupato. Mi accarezza il petto in modo materno e leggero. Quando tira fuori dal comodino il pacchetto di Fisherman's Friend capisco che non ci sarà scampo.
Frutti di Bosco natura selvaggia è una ragazza molto appassionata. Ma anche molto sola. Le ci vorrebbe un gatto.
Non sono un esperto, ma credo che se ti tiri uno in casa perchè te lo vuoi scopare, poi dovresti evitare di confondere il sesso con tutto il resto.
Su questo spesso i maschietti sono più avanti. Le femminucce li stanno raggiungendo in fretta, saltando le tappe, nel bene e nel male.
Comunque a me, le Fisherman's Friend non piacciono. Ora lo so.
venerdì 1 agosto 2008
The Freewheelin' - 1963 -
Bob e Suzie fra le strade innevate di New York nell'inverno 1962. Sono o non sono bellissimi? Sono due ragazzi innamorati sul serio e quest'immagine romantica mi fa tornare ai miei vent'anni. Come dice la protagonista di un bel film di Bertrand Blier: "guarda come sei bello quando sei qui vicino a me...guarda come ti sta bene l'amore addosso.." . Ah l'amore!
It's all right Ma. I'm only bleeding
Ma chi me lo fa fare.
Perchè da tempo sento questo bisogno, che non è una voglia, è proprio un bisogno?
Di scrivere di quest'uomo. Sapendo quanto facile sarebbe scivolare lungo la china dell'esaltazione.
Sapendo che corro il rischio di essere superficiale.
Che l'argomento è spinoso. Assai.
Che è, per me, come mettermi su di una scialuppa e perdermi in un mare grande, di cui non si conoscono i confini.
Mi ha sempre affascinato.
Da quando ero ragazzino.
Da quando nonna Marille (Marille in tedesco significa albicocca. Ho avuto il grandissimo privilegio di avere una Nonna Albicocca), oramai molto vecchia e stanca, ascoltava con me le mie cassette con il registratore Philips, con unico altoparlante mono, e lo chiamava Modafil, per qualche assonanza misteriosa che sentiva nella testa. Modafil! come la famosa rivista delle sarte casalinghe.
Lui è un bugiardo. Un introverso.Un anarchico, anzi sicuramente un egoista. Un misogino. Un pazzo. Un incoerente. Un menefreghista.
Un insopportabile lunatico. Un egocentrico. Un inaffidabile. Un esaltato. Un depresso. Un solitario. Uno spiritato. Un posseduto.
Un cialtrone.
Lui ha occhi che vedono la linfa lattiginosa scorrere negli alberi. Il sangue irrorare i capillari.
Lui ha tolto il pesante coperchio di pietra liscia e consumata, da sopra il nero delle anime. Sente tutti i dolori della vita, per non sentirne affatto.
Da lui è iniziato tutto.
Io scrivo questo perchè ho sempre sentito una vocazione missionaria. Quella di aiutare altri ad aprire la porta.
Quella porta che misteriosamente per me si è aperta su di un universo impagabile di poesia e letteratura e musica assieme.
Tanto concentrato e denso da superare il peso specifico del mercurio.
Tanto denso da attrarmi come un buco nero attrae la materia, la divora nel buio assoluto.
Patrick Humphries scriveva così:
"Senza Bob Dylan, il rock'n'roll così come lo conosciamo non esisterebbe.
La sua musica è la sorgente dalla quale sorrono tutti i fiumi e gli affluenti e le correnti delle canzoni moderne.
Ogni flusso e riflusso nella musica popolare degli ultimi quarant'anni possono essere uditi qui.
Queste canzoni a loro tempo hanno cambiato per sempre l'orizzonte musicale. E tutt'oggi vi gettano le loro ombre.
Tutto questo da un uomo solo.
(...)Egli ha dato alla pop music un intero nuovo lessico, portato la poesia nel rock, trasformato irrevocabilmente il profilo musicale, ispirando le future generazioni di musicisti.
La sua importanza come artista va oltre il suo lavoro. Soprattutto è stato un catalizzatore.
Senza l'influenza di Dylan, probabilmente, i Beatles non sarebbero andati oltre "She loves you" e i Rolling Stones sarebbero rimasti una delle tante cover band della south London.
Come Bruce Springsteen sostiene:"Bob ha liberato le nostre menti come Elvis (Presley) ha liberato i nostri corpi!".
Ma non è solo Springsteen a dichiararsi un discepolo di alto profilo di Dylan: REM, Sheril Crow, U2,Elvis Costello, David Gray, Sinead O'Connors, Beck, i Clash,Tracy Chapman, Mark Knopfler, per citarne alcuni, testimoniano la sua influenza nella loro vita e nella loro musica.
E' innegabile che Van Morrison, Joni Mitchell, Neil Young, Tom Waits non avrebbero mai preso in mano una chitarra senza Dylan.
Dylan è la statua della libertà che saluta ogni battello di cantanti e cantautori che prende il mare.
Ascoltare Dylan in concerto, tuttoggi, sbalordisce ancora per l'intensità delle sue canzoni ed è un fatto che oggi, dopo quarant'anni nessun altro riesca a produrre canzoni di tale complessità e profondità.
Nessuno può competere con la sua eloquenza e il suo entusiasmo per le parole.
Questo è un uomo intossicato dal linguaggio, ubriaco della potenza dell'incontro della poesia con la musica.
Dylan ha arricchito il nostro linguaggio, la nostra musica e la nostra cultura.
L'ha fatto con arguzia, intelligenza, con un semplice senso di assoluto genio poetico."
Ecco, sì lo so. E' tanto. Sembra troppo.
Ma se tu senti questa vibrazione che ti mette in risonanza e cadi alternativamente dentro te stesso o là fuori, sai di cosa parlo.
Questa vibrazione di questa voce che contiene l'America, l'Africa, l'Europa del nord e tutti i colori di pelle del mondo.
Questa voce che mi mette i brividi quando le "s" le pronuncia "z" e tagliano come un bisturi anime, corpi, pensieri, amori, dolori.
Una pronuncia del genere, vagamente, ce l'ha Eric Clapton quando canta "..and I say yes (yeszz..) you were wonderful tonite".
Dylan è stato l'unico songwriter che ha avuto la nomination al Nobel per la letteratura per il testo di una canzone.
"Visions of Johanna". Questa è la canzone.
Ma che non si abbia la pretesa di spiegarla. Si può vivisezionare, affettare, guardarla da lontano con il telescopio.
O da vicino con un microscopio. Senza mai svelarla in fondo.
La licenza, ai fruitori della grande poesia universale e eterna consente di godere delle emozioni che essa suscita.
Senza nessun diritto ulteriore, nessuna possibilità di poterla spiegare, dispiegare, possedere.
Non si può proiettare la superficie sferica della terra su una carta geografica. No, non si può.
Quelle carte che noi vediamo e utilizziamo, proiezioni coniche, carte di Mercatore e altre tipologie, sono il prodotto di artifizi.
Sono adattamenti. Compromessi.
Infatti se le usi per la navigazione aerea sulle lunghe distanze devi tenere presente una realtà virtuale e parallela: le linee ortodromiche e lossodromiche. Vuoi gli angoli veri? Vuoi le distanze vere? Entrambe no. Non è possibile.
Vale lo stesso per la poesia. Contemplala da lontano, tenendoti il mento appoggiato sulle mani intrecciate.
Non dispiegarla. Non al prezzo di farne un'altra cosa da quel che era in origine.
Ho letto molto su Dylan.
Possiedo anche la bibbia. La Bibbia di Dylan intendo.(regalo d'Amore) E' un volume enorme, di millecinquecentopagine trechilidipeso. Lyrics 1962-2001.
Incompleto, naturalmente. Le canzoni ci sono quasi tutte.
Con tutte le traduzioni di insigni letterati esperti. Ce ne fosse una che mi va bene.
Non mi trovo daccordo con alcuna.
Non mi trovo nemmeno con tante spiegazioni nelle dotte note a margine, le più fantasiose.
Bisogna accettare il fatto che questo genio straordinario non è commensurabile. Come qualsiasi genio.
Quel che è vero è che attinge a man bassa come un corsaro depreda, come predone saccheggia, come una banda assassina razzia.
Nella storia, nella geografia, nella letteratura, nelle anime, nei corpi, nei Vangeli, nelle miserie dei miserabili.
Nella arroganza e nella opulenza degli ipocriti. Nella fatica del vivere.
Ero un adolescente e ascoltavo "I want you" dal juke box nell'aria fumosa del bar al sabato sera. Il juke box con la rotellona rossa pesantissima per selezionare le canzoni, il vetro inclinato e le etichette ingiallite dei brani scritte a mano.
Gli faceva coppia "Mr. Tamburine Man" nella versione celeste dei Byrds. Che atmosfera, gente!
Venivo rapito da quei suoni anche senza poter capire una sola parola d'inglese:
"The guilty undertaker sighs
the lonesome organ grinder cries
the silver saxophones say
I should refuse you.."
" Lo singhiozza il becchino colpevole, lo macina piangendo l'organo solitario e lo dicono i sassofoni d'argento, che non dovrei riprenderti con me..."Dylan aveva a vent'anni la voce di un uomo fatto e finito. Nel liceo che frequentava in Minnesota, suonava il piano in una band scolastica di adolescenti: un insegnante ha dichiarato di aver udito uscire dalla sua bocca un urlo selvaggio e disumano e di essere "inorridito".
Ha amato tanto quest'uomo ed è stato riamato altrettanto. Ma le due donne fondamentali le ha perse entrambe. Suzie e Sara. Hanno ispirato entrambe, credo, almeno un centinaio di canzoni. Infatti gli espertoni parlano di un "ciclo di Suzie" e un "ciclo di Sara". Poi decine di storie che non gli hanno però riportato la pace che cercava.
Suzie Rotolo, ragazza italo americana con cui ha diviso gli anni al Greenwich Village, in una stanza povera ma che ha contenuto la felicità di un grande amore, Suzie se ne partì per l'Italia per studiare. Non tornò mai più da Bob. Conobbe un italiano e lo sposò. Vive tuttora in Italia.
Botta letale.
Sara gli ha dato quattro figli e ad un certo punto un calcio in culo, meritato probabilmente.
I movimenti pacifisti ne hanno fatto una bandiera, hanno sempre cercato di impossessarsi di lui. Che, invero, non è mai stato vicino a questi movimenti e anzi ne prende le distanze.
Prende le distanze da tutto e da tutti quest'uomo.
Gli impresari gli preparano le scalette dei concerti e lui le cambia sistematicamente sul palco a luci già accese, facendo impazzire i musicisti. Stravolge le canzoni e le rende irriconoscibili al punto che non sai cosa stai ascoltando.
Cancella le tracce, i legami e ogni impronta, ogni giorno.
Ma io immagino la chiappa molliccia del contrabbassista e la sua gambetta che parte e vibra alla frequenza di un ronzio di libellula, quando attacca "Thunder on the mountains".
E sento qualcosa che va oltre la mia immaginazione e la mia capacità di comprendere, quando la sua voce intona "Trying to get to heaven".
E questo mi basta. Mi basta intuire.
pausa
E' ferma perchè mi manca un pò di motivazione.
E ho smarrito quei fantasmi che avevo a mente.
Però so che si tratta solo di avere un pò di pazienza.
Riprenderò appena possibile.
Jamiro