lunedì 21 luglio 2008

Hanna e i suoi fratelli (terza parte /..)



Hanna. Somala. Cameriera dell'Hampton's.
Mihret. Somala. Cameriera dell'Hampton's
Joseph. Somalo. Cameriere dell'Hampton's e tuttofare.
Asif. Cingalese. Responsabile di palestra e piscina nella penthouse sul tetto dell'Hilton. Di giorno. Pasticcere di notte.
Ismail. Cingalese. Cameriere dell'Hampton's.
Saddam. Iracheno. Addetto alla security.
Mùstafa. Egiziano. Uomo delle pulizie.
Noemi. Filippina. Cassiera di un cambiavalute.
Helena. Siberiana. Assistente di volo o per meglio dire stewardess. Noi italiani siamo gli unici a chiamarle Hostess. Senza sapere che il significato che viene spesso dato al termine indica una professione tanto antica quanto poco nobile.
Chao Nin. Cinese. Hostess. Per usare un termine raffinato. Prostituta di postribolo. Per essere precisi.
Cos'hanno in comune queste persone? Alcune hanno in comune la professione. Quasi tutte hanno a che fare con l'Hilton Corniche Hotel.
Sono tutte persone semplici.
Sono tutte persone con un sorriso aperto e sincero.
Sorridere ed essere gentili fa anche parte del loro lavoro.
Provengono da culture diverse che gli hanno insegnato ad essere felici per ciò che hanno. Culture che gli hanno insegnato a non essere infelici per ciò che non possono avere.
Tutte mi sono state amiche.
Sarebbe un grande onore che anche loro mi considerassero un vero amico.
Di ognuna racconterò qualcosa.
Qualcosa.
Qualcosa a noi occidentali sfugge facilmente.
Il tempo che passa per esempio
Percui corriamo come i pazzi. Nell'illusione di rallentarlo.Il tempo.
Per rallentarlo davvero bisognerebbe viaggiare a velocità impossibili, prossime alla velocità della luce.
La nostra civiltà si basa sul fatto che il tempo è una costante. t=K. E invece il tempo è una variabile.
Ma relativamente all'ordine di grandezza della velocità alla quale ci muoviamo sembra una costante. E' tutto relativo.
E' la relatività di Einstein.
Per sfruttarlo, il tempo, cerchiamo di fare un mare di cose. Così sembrerà di averne avuto di più, alla fine della vita.
Perchè pensiamo di misurare il tempo in funzione della densità di cose che ci abbiamo fatto dentro. E attribuirgli così un valore.
Secondo lo schema con il quale si attribuisce valore alle cose materiali. La poca disponibilità di tempo lo rende preziosissimo.
La tanta disponibilità di tempo gli toglie valore. Sono le teorie keynesiane del novecento. Economia politica.
Il valore di una bottiglia di acqua gelata nel deserto equatoriale. E il valore della stessa bottiglia nella regione dei laghi in Canada.
Gli occidentali per averne di più contraggono il tempo.
Da altre parti, invece, lo dilatano. Con opportune pause e spazi vuoti.
Che servono almeno quanto quelli pieni.
Quanto le pause su un pentagramma. Danno ritmo e senso alla musica.
Al di fuori dell'occidente il tempo ha un valore diverso.
Trovano bello fermarsi e lasciarlo scorrere.
E' bello fare cose. Farle tutte o farne tante non le migliora. Nè migliora la vita.
Così Asif sopporta con sofferenza, sì, ma anche con un sorriso, la lontananza da sua moglie che è rimasta in India.
E vive, vive sereno aspettando di poter telefonare a casa ogni due settimane.
E di poter andare a trovarla una volta all'anno.
Durante l'ultima visita, l'anno precedente, hanno concepito un figlio.
E' nata una bambina. Asif però adesso ha un pò di fretta occidentale anche lui.
Vuole andare a vedere e abbracciare questa figlia che ha già quasi tre mesi.
E' la sua primogenita.
L'ha vista solo in fotografia.
Quando il termine presunto del parto era già scaduto, io, Daniele e altri ci informavamo quotidianamente sulle novità.
Asif sorrideva, allargava le braccia e diceva "not yet, not yet". Non ancora.
Era emozionatissimo, in quei giorni, e assai nervoso. Non stava fermo un attimo.
Asif è giovane. Basso di statura, muscoloso e con la pelle olivastra e i capelli neri, densi e riccioluti.
Asif ha il sorriso di un bambino.
Asif è un cannone.
Durante il giorno si occupa della piscina al ventiquattresimo piano. Allinea le sdraio, prepara gli asciugamani, porta i drink on the rocks ai clienti stesi come cenci fra ombra bollente e sole impietoso.
Lava i bagni e la sauna. Sì, qualche pazzo fa anche la sauna, qui. Prende le prenotazioni per i massaggi thai. La palestra è separata dalla piscina da una grande vetrata oscurata. In piscina i bimbi arabi ci vanno con il papà.
Alcuni maschietti fanno il bagno in costume. Altri, invece, e le bambine, lo fanno vestiti, con abiti di cotone leggero e ampi a sufficienza da permettere i movimenti.
I papà prendono il bagno in costume con i piccoli.
Le mamme, con la loro tunica nera ed il capo coperto, rimangono sedute su di una sedia sotto l'ombrellone.
Certe giovani donne arabe vengono qui a prendere il sole, perchè questo è un posto da occidentali. Si mettono in bikini e amano chiacchierare con gli europei. Fanno di tutto per dimostrare la loro emancipazione.
Sono ricche. Ricchissime. Hanno studiato nei college svizzeri. Parlano diverse lingue ed un inglese eccellente.
Sono laureate, belle, curate, gli piace da morire provocare gli uomini con la loro sensualità innata. Parlano disinvoltamente di sesso, usano alternativamente il verbo to fuck o to screw, senza tante metafore o allusioni.
Vengono qui di nascosto. I loro familiari non lo sanno.
Al ristorante, sedute in gruppo, fanno bei sorrisi da sotto il velo di seta elegantissimo. Il ristorante dell'albergo è luogo amico. Cenano volentieri qui. Ordinano a la carte e non vanno mai al buffet.
Ma se le incontri in città faranno finta di non vederti. Perchè non ti hanno mai conosciuto. E quel numero di cellulare a cui mandano messaggi deliziosi e ambigui non è il tuo.
Asif ha il suo bel daffare anche con la palestra ben attrezzata con vista sull'oceano. La mattina i volenterosi non sono numerosi ma verso sera c'è un bel via vai.
Asif aveva gli occhi umidi e piangeva dalla contentezza, mi abbracciava e scuoteva la testa leggermente, da una spalla all'altra, facendo perno sul collo. I cingalesi fanno così per dire sì. Da noi si fa così per dire no.
E invece sì, sì, dondolava il capo, era nata la sua bimba.
Siamo stati tutti contenti con Asif.
Asif, quando chiude la palestra, alle nove di sera, si fa una doccia e si cambia. Si veste di bianco.
Scende una ventina di piani.
E comincia un altro lavoro. E'un abile pasticcere, Prepara fantastiche torte decorate, di sfoglie di cioccolato, di frutta, di mandorle caramellate e leggerissimi gomitoli di filo di zucchero e miele croccante.
Le torte che verranno servite all'Hampton's il giorno dopo.
Il viaggio di Asif per tornare dalla sua famiglia costa tre mesi di stipendio. Con tutte le attenzioni ed i risparmi, dato che ha spedito alla sua sposa tutto ciò che poteva, non sarebbe riuscito a ragranellare il denaro sufficiente prima di quattro o cinque mesi di cinghia all'ultimo buco.
Daniele che è tanto maturo quanto intelligente, nonostante la giovane età, ha proposto una colletta fra colleghi.
Offrire ad Asif il viaggio per tornare a casa ci ha reso felici tutti quanti.
La gioia di Asif e la sua incredulità quando gli abbiamo dato la busta ha suscitato in noi un'emozione difficile da trattenere. Per poter partire ha dovuto aspettere che il suo boss gli desse le agognate ferie. Ma il più era fatto.
Si trattava solo di dilatare il tempo come gli orientali sanno pazientemente fare.
Quando è venuto il tempo mio di partire e tornare in europa, Asif ha voluto a tutti i costi prepararmi una torta da portare con me."Asif doesn't work! The cake gets gone since i have such a long journey!". "Don't worry Mr. G.! i know".
E così mi ha preparato in una delle sue ennesime notti uno splendido plum cake, ripieno di meravigliosi canditi e pezzi di cioccolato e nocciole. Me lo ha impacchettato per benino, ben protetto.
Il plum cake di Asif l'ho mangiato in giardino della casa che avevo in Stiria. Dove le colline della Carinzia degradano dolcemente verso l'immensa pianura che conduce al Danubio.
Ho mangiato il plum cake in un mattino soleggiato,d'Europa, in un giardino di una casa in cui avevo un posto e un motivo di stare. Così è stato per sei anni.
Non sapevo che quello sarebbe stato il mio ultimo mattino in quel giardino.
Di quel mattino ricordo, soprattutto, la torta del mio amico Asif.

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